NAPOLI - Nel pomeriggio si è tenuta, presso il PalaBarbuto, la presentazione del nuovo centro della Generazione Vincente Napoli Basket, Artūras Gudaitis: «Ringrazio il presidente e l'allenatore per avermi voluto qui - dichiara l'ultimo arrivato -. Sono venuto con grandi motivazioni, per raggiungere l'obiettivo. Fisicamente sto molto bene. Ho bisogno di qualche allenamento per ritrovare il ritmo. Però, sarò assolutamente pronto. Voglio aiutare la squadra a mantenere l'entusiasmo della vittoria contro l'Happy Casa Brindisi. Sono contento di poter giocare con un altro lituano come Arnas Velička. Non conosco i miei compagni, ma sono sicuro che non ci sarà nessun problema d'ambientamento. Conosco bene la Serie A UnipolSai, anche quest'anno è molto equilibrata. Servirà grande intensità e atletismo. Non sono mai stato all'ombra del Vesuvio, ma ho chiesto a tante persone che sapessero della città e mi han dato pareri positivi. Sono molto contento di essere ritornato in Italia. Conosco coach Buscaglia. Ho apprezzato il suo essere diretto. Abbiamo le stesse idee. Sono convinto di aver fatto la scelta migliore, nonostante avessi avuto altre offerte».

«È un ingaggio di livello internazionale»

«Ringrazio il nostro pubblico - afferma il patron dei partenopei, Federico Grassi -. Domenica scorsa è stato anch'esso decisivo per vincere. Spero di poter riempire il palasport di viale Giochi del Mediterraneo al 100%. Faremo un mini abbonamento per le prossime, due, gare interne contro la Germani Basket Brescia e l'Unahotels Reggio Emilia. Mi auguro ci siano tanti tifosi. Devo ringraziare anche i nostri partner che ci sono stati vicini in quest'operazione. La nostra politica dev'essere quella dei piccoli passi. Salire sempre un po' alla volta, con criterio. Stiamo facendo un importante percorso di crescita. L'arrivo di Gudaitis lo dimostra. Ora si parla bene di Napoli nello Stivale e in Europa. Ricordiamoci che siamo partiti da zero. Vogliamo far diventare - per anni - questa città una piazza importante della pallacanestro nostrana. Non dobbiamo essere una meteora».

Foto di Marco Brondi/Ciamillo-Castoria