LLompart: «Contro Milano la squadra ha preso in mano la partita e non ha mai avuto pause»
«L'obiettivo era la permanenza in Serie A. In relazione al budget, ho pensato che c'è sempre poca differenza tra ottavo e quattordicesimo posto. Abbiamo deciso di correre qualche rischio per poter puntare su giocatori più costosi in ruoli chiave».

20 febbraio 2024



Ai microfoni di Piero Guerrini su Tuttosport il responsabile dell'area tecnica sportiva della Generazione Vincente Napoli Basket, Pedro LLompart ha raccontato di come ha assemblato il roster che, poi, ha conquistato la Frecciarossa Final Eight 2024: «Dovevamo prendere dieci giocatori e il coach. Avevo quattro, cinque nomi in lista, ma conoscevo Miličić per la Polonia e mi aveva colpito il Beşiktaş la scorsa stagione: una squadra che aveva chiaramente lavoro alle spalle, difese sempre diverse, un attacco che a ogni partita mostrava una novità. Credo che nel campionato italiano, in cui tanti stranieri cambiano, chi sa sviluppare con il lavoro squadra e giocatori ne trarrà un vantaggio. Ho offerto il contratto per la durata del mio: 2+1 e sono stato chiaro, dicendogli che non sarei stato un corpo estraneo e silenzioso: "fuori ti difenderò sempre, ma tra noi potremmo anche avere attriti, sarò molto attivo". Gli è piaciuto e abbiamo iniziato. Poi, ha uno staff molto valido con l'esperto vice Pancotto e Cavaliere».

«Volevamo un giocatore che sapesse prendersi l'ultimo tiro»

«L'obiettivo chiesto dal club era la permanenza in Serie A. In relazione al budget, ho pensato che c'è sempre poca differenza tra ottavo e quattordicesimo posto - prosegue Llompart -. Allora abbiamo deciso di correre qualche rischio per poter puntare su giocatori più costosi in ruoli chiave. La miscela ha funzionato benissimo finora. Per esempio, volevamo un giocatore che sapesse prendersi l'ultimo tiro e Jacob Pullen, contro cui ho giocato, non ha alcun timore, anzi gli piace. Serviva un quattro che aprisse il campo, come Zubčić e un grande trattatore di palla, playmaker di livello: Tyler Ennis. Era poi importante avere un giocatore che conoscesse Miličić e il suo gioco; dunque Sokołowski. Per il resto Cavaliere mi ha suggerito Mabor, ignorato qui, ma ho visto i video di lui in Estonia. Alto 2,15! Gli abbiamo offerto un mese di prova con opzione per la stagione. E ha dimostrato di tenere il campo. Abbiamo preso Ebeling, De Nicolao, un playmaker italiano che sa come si gioca e lo ha dimostrato a Varese dove avrebbero fatto i playoff. E Owens: mi dicevano non potesse difendere in post basso, ma abbiamo pensato che la sua verticalità fosse assai utile. A quel punto abbiamo pensato di correre il rischio Jaworski. Fino all'infortunio è stato importante e ora lo teniamo. Tanti hanno contratto per il prossimo anno. Il ds Liguori e io vogliamo dare continuità. E stiamo pensando anche alla prossima stagione. Lo staff, la società hanno risposto anche alle novità che portavo per prima squadra e giovanili. La città è strepitosa. Cosa volere di più».

«L'idea era lottare, sopravvivere minuto dopo minuto»

«Fino a un'ora e mezza prima non sapevamo se Sokołowski sarebbe sceso sul parquet, stavamo pensando a Jaworski e ad aggiustamenti. L'idea era lottare, sopravvivere minuto dopo minuto. Miličić ha approcciato benissimo il loro attacco, la squadra ha preso in mano la partita e non ha mai avuto pausa, nemmeno quando Milano è tornata a contatto».

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